Si sta diffondendo proprio in questi giorni il cordoglio per la scomparsa di Andrea Camilleri, grande scrittore ed attento osservatore della nostra epoca.
Il creatore del Commissario Montalbano è ricordato per essere un lavoratore infaticabile. Proprio poche ore prima di essere ricoverato per l’ultima volta in ospedale, infatti, si stava preparando per partecipare all’ennesimo spettacolo alle Terme di Caracalla.
Tuttavia Andrea Camilleri è stato prima di tutto un uomo di famiglia molto legato a sua moglie. Padre di tre figlie, Andrea, Elisabetta e Mariolina, quest’ultima ha ereditato la grande vena artistica e creativa del padre diventando un’illustratrice di talento. Andrea Camilleri non ha mai nascosto nemmeno l’affetto incondizionato che provava per sua moglie, Rosetta Dello Siesto, grande amore della sua vita.
Proprio in onore del grande legame che unisce lo scrittore siciliano alla sua sposa vogliamo ricordarlo con poche righe tratte da uno dei suoi ultimi romanzi “Ora dimmi di te. Lettera a Matilde”. Un racconto autobiografico che ripercorre gli incontri e le esperienze della vita di uno dei più importanti scrittori del ‘900, ma soprattutto di un uomo che cerca di lasciare un lascito di se e del suo mondo alle future generazioni.
Fu durante le prove di questa mia prima commedia che feci un incontro che avrebbe segnato per sempre la mia vita. Rosetta cominciò a seguire le prove, ma dopo qualche giorno mi accorsi che il mondo del teatro e le sue regole erano mille miglia distanti da lei. Una o due volte che le chiesi di aiutarmi concretamente per gli effetti sonori e rumoristici mi combinò dei disastri. Se non persi le staffe fu perché mi riusciva stranamente simpatica e la sua presenza mi metteva allegria. Dopo che lo spettacolo andò in scena partii per restare un mese in Sicilia dai miei. Trascorsa una settimana, mi resi conto con mia grande sorpresa che non c’era stato giorno che non avessi pensato a quella ragazza. Non riuscivo sinceramente a spiegarmene le ragioni ma un fatto era sicuro: ogni sera, prima di addormentarmi, davanti ai miei occhi compariva la sua immagine sorridente. Avevo due compagni di infanzia, veri e autentici amici, e raccontai a loro lo strano fenomeno che mi stava capitando. Devo confessarti che fino a quel momento io ero passato da una ragazza all’altra con grande facilità. La risposta dei miei due amici fu di una semplicità elementare: «Te ne sei innamorato». Nei restanti giorni di vacanza siciliana ebbi modo di constatare come quella risposta fosse stata giusta. Così, appena tornai a Roma le telefonai e la invitai a cena, lei accettò. Da quella sera ceniamo assieme da oltre sessant’anni.
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